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Guerra in Siria storia e riassunto per capire cosa sta succedendo oggi.

Le notizie sulle guerra in Siria continuano ad essere in primo piano sul tavolo della politica internazionale. Attraverso tv, giornali e internet avrete sentito parlare della situazione siriana e, probabilmente, vi torna difficile fare il quadro della situazione perché non avrete seguito nel dettaglio tutte le fasi del conflitto e quindi può risultare un po’ ostico capire cosa sta succedendo nel Paese mediorientale. Purtroppo le notizie risultano spesso frammentate, le novità che arrivano non sempre sono limpide e precise, anzi, spesso sono difficili da decifrare perché si fa leva si chi abbia più colpe in tutta questa situazione. Sta di fatto che ciò che accade a livello nazionale in Siria, ha ripercussioni sulla politica internazionale e sulla sicurezza di tutti gli altri Paesi (si pensi gli attentati dell’ISIS o al rapporto delicatissimo tra Stati Uniti e Russia ).

 

Guerra in Siria oggi: ultime notizie.

Siria: gli ultimi aggiornamenti dopo l’attacco da parte delle forze alleate occidentali – aprile 2018.

Come già annunciato dalla Casa Bianca il 14 aprile, dopo l’attacco chimico nella città di Douma, attribuibile ad Assad, le forze americane unite a quelle francesi e britanniche hanno portato a termine l’attacco su alcuni punti strategici delle forze siriane per “punire” le azioni di Assad. L’attacco è avvenuto nella notte, quando dei missili delle forze alleate hanno puntato degli obiettivi di luoghi in cui si produrrebbero le armi chimiche utilizzate dal regime, situate nelle periferie della città di Damasco. Le nazioni che hanno preso parte a questa mossa hanno detto che la loro intenzione era quella di fermare l’uso delle armi chimiche con qualsiasi mezzo possibile. Dalla Russia, Putin denuncia il fatto come atto di aggressione, tale da richiedere all’ONU una riunione straordinaria al più presto per decidere la leicità di questo attacco. L’Iran ha risposto a questo attacco, sostenendo che verranno prese delle misure a livello regionale. Israele, Canada, Giappone, Turchia e l’organizzazione della Nato hanno definito “giustificata” la mossa di queste tre potenze. L’Italia, attraverso la figura del Primo Ministro, Paolo Gentiloni, si dichiara contro l’uso delle armi chimiche ma preferisce la strada della diplomazia con l’obiettivo di dare stabilità al popolo siriano.

Guerra in Siria aprile 2018: l’attacco chimico a Douma e le minacce di attacco da parte di Trump.

Le ultime notizie sul fronte della Guerra in Siria non sono per niente rassicuranti. Dopo il presunto attacco chimico avvenuto a Douma, in Siria, principale città ribelle della Ghouta orientale, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che gli USA “stanno prendendo una decisione sul cosa fare dopo l’orribile attacco” che ha portato alla morte di tantissime persone. Il Presidente Trump ha ribadito poi che la situazione, a questo punto, verrà affrontata con forza e nella notte pare che arriverà una decisione sul possibile attacco americano che, giorno dopo giorno, si fa più concreta sostenuta poi anche dal Presidente Francese Emmanuel Macron.

Febbraio 2018: la pausa umanitaria imposta dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Nonostante i vari tentativi di tregua internazionale e il ritiro dei miliziani dell’Isis, la guerra in Siria non si ferma e il bilancio dei morti civili continua tragicamente a salire. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sabato 24 febbraio 2018, ha approvato una tregua umanitaria in Siria della durata di almeno 30 giorni per permettere ai civili di scappare dalle zone colpite dai bombardamenti, soprattutto coloro che sono rimasti intrappolati nel distretto del Ghouta orientale, in mano ai ribelli, dove si stanno concentrando i raid del regime siriano. Nell’area, che si trova vicino a Damasco, l’offensiva ordinata da Assad ha portato, secondo i dati dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, a 500 morti tra donne, uomini e bambini nell’arco di una settimana.

Tuttavia, la tregua, che non riguardava gli attacchi contro le componenti estremiste come Al-Nusra, Isis e Al Qaida, non è mai stata rispettata, tanto che la Russia, per la prima volta favorevole a una risoluzione ONU sulla situazione siriana, ha lanciato una nuova iniziativa, annunciando “una pausa umanitaria” dai combattimenti per cinque ore al giorno, dalle 9 alle 14, per consentire ai civili di abbandonare il Ghouta orientale. Le pause umanitarie dovevano entrare in vigore il 27 febbraio, ma secondo quanto riporta l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero stati lanciati razzi e non si sarebbero fermati i raid aerei da parte delle forze armate di Assad (si parla anche di attacchi chimici). Mosca e l’agenzia di stampa Sana, invece, hanno parlato di attacchi da parte dei ribelli che utilizzerebbero i 40 mila civili che abitano nell’area come scudi umani. I tentativi di tregua, dunque, si stanno rivelando fallimentari.

Guerra in Siria: riassunto per la scuola.

La guerra in Siria è iniziata ben sei anni fa. Nel marzo del 2011 la popolazione siriana scese in piazza per protestare contro il presidente Bashar al-Assad, succeduto al padre nel 2000 e da allora leader indiscusso del Paese. Le proteste sono conseguenza delle varie sollevazioni popolari (con esiti non sempre felici) a cui si è assistito in quel periodo in diversi Paesi arabi, le così dette Primavere arabe. I manifestanti, in maniera pacifica, chiedevano maggiori diritti civili, e, in un primo momento, le proteste non avevano l’obiettivo di destituire Assad. Tuttavia, il dittatore ha deciso di reagire alle proteste pacifiche con la repressione violenta, portando ben presto a un’escalation di violenze e a una polarizzazione delle posizioni contrarie al regime, sostenute anche da altri attori regionali e internazionali che hanno sfruttato la situazione di incertezza della Siria per trarne dei vantaggi. Con la creazione dell’Esercito Libero Siriano, formato inizialmente da alcuni soldati dell’esercito regolare siriano che hanno disertato per contrapporsi al regime di Assad, si è arrivati all’inizio della guerra civile, la quale nel giro di poco tempo ha assunto una rilevanza a livello internazionale.

Bisogna, infatti, considerare che la Siria vanta una posizione strategica in Medio Oriente e che vari Stati sono interessati a sfruttare il conflitto per vari e diversi motivi, in primo luogo la Russia, che da sempre ritiene vitale avere uno sbocco sul Mediterraneo; al momento, la sua unica base navale sul Mediterraneo si trova nella città di Tartus, in Siria. Al contrario, Stati come l’Arabia Saudita e la Turchia sono interessati alla caduta del regime di Assad per questioni di potere legate al controllo del Medio Oriente. La famiglia Assad appartiene all’élite degli alawiti, una minoranza sciita che guida un Paese come la Siria a maggioranza sunnita dal 1971. A livello regionale, la Siria è il principale alleato dell’Iran, il cui obiettivo è imporre un’egemonia sciita con capitale Teheran nel Medio Oriente.

Uno dei punti più difficili nella risoluzione del conflitto riguarda la frammentarietà dei fronti su cui si combatte, le alleanze e gli interessi in gioco che sono, come abbiamo visto sono molteplici. Chi combatte in Siria? Ecco i principali attori:

Esercito regolare e governo di Assad.

Assad è il leader siriano che guida l’esercito regolare siriano contro i ribelli dal 2011, dopo la nascita dell’Esercito Siriano Libero. A suo sostegno troviamo l’Iran e la Russia, intervenuta militarmente a fianco del leader siriano.

Ribelli.

È il termine con cui si indicano tutti gli oppositori di Assad che stanno combattendo la guerra in Siria. Il fronte è frammentato e include forze di opposizione laiche, gruppi jihadisti e i curdi, anche in contrapposizione tra di loro. I ribelli sono finanziati principalmente dall’Arabia Saudita e dalla Turchia.

  • Esercito Siriano Libero: nasce negli ultimi mesi del 2011, quando alcuni ufficiali dell’esercito siriano disertano e proclamano la nascita del FSA. Da allora inizia la guerra civile siriana vera e propria. Adesso combattono anche contro l’ISIS e il Fronte Al-Nusra, oltre che contro l’esercito siriano.
  • Fronte Al-Nusra: nasce il 23 gennaio 2012 come ramo siriano di Al-Qaida. Sono un’organizzazione fondamentalista sunnita che spera di rovesciare Assad per istituire uno Stato islamico in Siria.
  • ISIS: nato inizialmente come Stato Islamico dell’Iraq, il gruppo terroristico salafita combatteva l’occupazione americana dell’Iraq e il governo iracheno sciita sostenuto dagli USA, come diretta emanazione di Al Qaeda in Iraq. Con gli anni, il gruppo ha cambiato strategia e nome, volendo creare uno Stato Islamico che comprendesse, oltre all’Iraq, anche la Siria. La guerra siriana è stata quindi un’occasione per l’IS che inizialmente si è affiancato ad Al-Nusra per poi distaccarsene nel 2014 con la proclamazione del Califfato guidato da Al-Baghdadi. Istaurano il terrore nelle zone da loro controllate, cercando però di commettere attentati terroristici in Europa, America, Russia, Asia e Africa.
  • Curdi: i curdi siriani e iracheni sono percepiti dagli Occidentali come i principali antagonisti dell’IS, tanto che Stati Uniti ed Europa hanno sostenuto finanziariamente i curdi in funzione anti-ISIS. Tuttavia, questo dà legittimità ai curdi che, una volta terminato il conflitto, potrebbero pretendere autonomia e indipendenza, posizione che allarma la Turchia.

Stati Uniti.

Gli Stati Uniti, a differenza della Russia, non hanno una strategia ben definita in Siria. La posizione sostenuta inizialmente da Obama era favorevole a un rovesciamento di Assad, ma l’entrata in gioco dei gruppi fondamentalisti e l’affermazione dell’ISIS hanno complicato il quadro, in quanto un’uscita di scena di Assad potrebbe portare alla diffusione incontrollata dello Stato Islamico. Trump, tuttavia, in seguito a un attentato chimico portato avanti dalle forze di Assad contro la popolazione civile, ha deciso di bombardare alcune basi siriane.

Guerra in Siria: la situazione e la storia.

Passiamo ora a descrivere quello che è successo tra il 2011 e la fine del 2016. L’Esercito Siriano Libero, negli ultimi mesi del 2011, inizia a combattere contro l’esercito regolare guidato dal Governo Siriano. Tuttavia, il fronte dei così detti ribelli si allarga sempre di più, in quanto tanti sono gli oppositori del regime: L’ESR (o FSA, acronimo inglese) riesce così a conquistare alcune città siriane, avvicinandosi alla capitale amministrativa del Paese, Damasco.

Nel 2012, iniziano a combattere a fianco del FSA alcuni gruppi fondamentalisti, in particolare il Fronte Al-Nusra. Inizialmente FSA e Al-Nusra collaborano, ma la seconda organizzazione assume un modus operandi di stampo terroristico, utilizzando autobombe e attentati suicidi e causando numerosissime vittime tra i civili. Nel corso dell’anno, lo scontro tra ribelli ed esercito regolare siriano s’intensifica, causando numerose vittime tra i civili. Si assiste così alle prime reazioni internazionali, con Russia, Iran, Cina e Venezuela a favore di Assad, mentre Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita, Francia e Gran Bretagna a favore dei ribelli.
Nel 2013, il conflitto si estende all’intero territorio siriano e i gruppi estremisti acquisiscono potere: Al-Nusra conquista Raqqa, ed è successivamente affiancato dall’IS (poi ISIS). Lo Stato Islamico, però, poi si distacca dal Fronte il 29 giugno 2014 quando si autoprogramma Califfato Islamico dell’Iraq e della Siria con capitale proprio Raqqa. Il fronte dei ribelli diventa quindi sempre più frammentato: ora l’Esercito Libero Siriano combatte anche in funzione anti-Al-Nusra e anti-IS, così come i curdi a nord-est della Siria cercando di fermare l’avanzata dell’ISIS, che riesce a conquistare numerose città.

A partire da settembre 2014, una coalizione guidata dagli Stati Uniti inizia a bombardare i territori siriani in mano all’ISIS. Dopo una fase espansionistica dello Stato Islamico, i curdi riescono a respingere l’assedio dell’ISIS della città di Kobane, per poi riuscire, con l’aiuto del FSA e della coalizione USA, a riconquistare alcune città cadute in mano all’ISIS, avvicinandosi a Raqqa. I bombardamenti contro lo Stato Islamico si intensificano alla fine del 2015, dopo l’attentato a Parigi del 13 novembre rivendicato proprio dall’ISIS per l’intervento della Francia nella coalizione anti-Daesh guidata dagli Stati Uniti.

Nel 2016, il conflitto si concentra soprattutto ad Aleppo, città del nord-ovest del Paese e capitale economia della Siria. Aleppo è divisa in due parti: una parte, quella orientale, è sotto il controllo dei ribelli, mentre quella occidentale è controllata dal regime di Assad. Nel corso dell’anno, tuttavia, l’esercito regolare, sia con un’azione volta a bloccare i sostentamenti e gli aiuti umanitari alla parte della città controllata dai ribelli sia con i bombardamenti (in cui sono intervenuti anche i russi), è riuscito a espugnare Aleppo nell’agosto 2016.

Guerra in Siria: cosa sta succedendo?

In questi giorni si è tornato molto a parlare di Siria, soprattutto per quanto riguarda le atrocità commesse a danno della popolazione civile e il cambio di strategia degli Stati Uniti. Il 4 aprile 2017, 86 persone, tra cui 28 bambini, sono morte a causa di un attacco chimico a Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib. Gli Stati Uniti, guidati da Donald Trump, e l’Unione Europea hanno accusato dell’attacco il governo siriano in quanto l’esercito di Assad è l’unica forza in campo a essere dotata di aviazione. Assad ha smentito di essere stato responsabile dell’attacco sui propri cittadini, posizione sostenuta anche dall’amministrazione Putin. Gli Stati Uniti, senza attendere verifiche in merito, hanno comunque deciso di reagire al grave atto: nella notte tra il 6 e il 7 aprile, l’aviazione americana ha lanciato 59 missili Tomahawk contro la base siriana di Al Shayrat, colpendo anche quella che l’intelligence americana ritiene sia la base di origine dell’attacco chimico incriminato. Trump, nel suo discorso in cui ha annunciato l’attacco, ha invitato tutti i Paesi del mondo a unirsi nella guerra. La sua decisione, tra l’altro, va a cambiare gli scenari internazionali in quanto fino a questo momento il Presidente USA si era presentato come filo-Putin, cercando quindi di arrivare a un accordo e non a uno scontro con la Federazione Russa.

Guerra in Siria: commento e riflessioni.

Come abbiamo visto, la guerra in Siria dura da sei anni, dal 2011 e non si intravede ancora la fine del conflitto. Gli interessi nello scontro sono tanti e i fronti su cui si combatte la guerra sono talmente frammentati da rendere difficile la risoluzione del conflitto. Nell’area, infatti, si giocano interessi locali, regionali e internazionali, con dinamiche che esulano dalla guerra convenzionale e dalla semplice contesa territoriale. Oltre a stabilire chi debba governare sulla Siria, l’ISIS gioca la sua guerra non solo sul piano dell’espansione territoriale, ma anche su una strategia terroristica a livello internazionale che ha l’obiettivo primario di reclutare occidentali votati alla loro causa, ossia la distruzione dell’Occidente e l’annientamento di tutti gli “infedeli” per istaurare un Califfato islamico internazionale. D’altro canto, Bashar Al-Assad si è rivelato essere un dittatore sanguinario che commette atrocità nei confronti della sua popolazione; tuttavia, una sua destituzione, senza un valido successore, potrebbe portare al caos totale, così come successo in Libia dopo la morte di Gheddafi, e portare al dominio di Daesh.

A fare le spese del conflitto siriano sono soprattutto i civili che perdono la vita nei bombardamenti, sotto le armi, in prigione, a causa del regime di terrore stabilito dall’ISIS nelle zone conquistate. Si calcola che siano circa 300 mila le vittime della guerra in Siria fino a oggi. Uno studio del Violations Documentation Center datato settembre 2015 riportava i seguenti e terribili dati: 19mila sono i siriani uccisi a causa dei bombardamenti aerei di Assad, 28.277 i civili morti a causa di armi da fuoco o durante esecuzioni di massa, 26.007 coloro che hanno trovato la morte per colpi di mortaio, artiglieria o a causa di missili a causa del governo, dell’ISIS o delle altre forze ribelli. A questo vanno sommati quasi 9000 siriani morti dopo essere stati rapiti, imprigionati e torturati da tutte le fazioni in campo, mentre i bombardamenti contro l’IS hanno portato alla morte nel 2015 di almeno 181 civili. Altro problema è poi la fame: sarebbero tra i 200mila e i 600mila i civili che rischiano di morire per mancanza di acqua e cibo. Senza contare gli attacchi di tipo chimico: già nel 2015 si contavano poco meno di 1000 morti per armi chimiche, a cui bisogna aggiungere quelle degli ultimi tristi eventi di cui abbiamo parlato. Inoltre, sono oltre quattro milioni i siriani che hanno lasciato la Siria nei primi quattro anni e mezzo di conflitto e che si dirigono verso i Paesi limitrofi o l’Europa per cercare di fuggire da morte certa.

Siamo di fronte a una tragedia umanitaria immane, con un numero di vittime in continua crescita, con una delle più grandi crisi umanitarie per quanto riguarda i bambini. Solo un’azione internazionale che metta d’accordo tutte le potenze mondiali, Russia inclusa, sembra essere l’unica soluzione possibile, ma adottarla non è certo facile.

 

 

 

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